di Marco Menato
Probabilmente per le mie frequenti assenze da Gorizia, non ho ricevuto l’invito a partecipare alla giornata di studi in onore di Maddalena (Mada per gli amici) Malni che si è tenuta alla Fondazione Coronini lo scorso martedì 15 ottobre. Rimedio con questo breve e personale ricordo.
Dal 1997 al 2021 ho, infatti, fatto parte del Curatorio della Fondazione Coronini, insieme a Maddalena Malni, che lo era da sempre, cioè dal 1991. A lei, quindi, sono stato legato da una lunga consuetudine di riunioni, di scambi di pareri e di visite in biblioteca, sempre veloci presa come era da mille appuntamenti e scadenze editoriali. Negli ultimi anni di direzione della Biblioteca, mi aveva consegnato numerosi volumi d’arte che provenivano dalle raccolte dei genitori e della sorella Marta, in occasione dello svuotamento delle rispettive abitazioni. Riconosceva evidentemente nella Biblioteca statale un porto sicuro per i libri, forse anche per la sua ricca biblioteca, sulla cui sorte era combattuta. Forse l’ultimo incontro che ebbi con lei, nonostante che da pochi mesi fossi in pensione, fu in un bar di piazza Vittoria per valutare alcuni libri d’arte di grande formato e in tiratura limitata che avrebbe voluto donare all’Isontina. La sua presenza cordiale e rispettosa c’è stata in tutte le attività bibliotecarie, dalle mostre d’arte alle quali spesso partecipava con la sorella Marta, apprezzata docente di materie artistiche e pittrice sulle orme del padre, alle presentazioni e alla vita di “Studi goriziani”, rivista sulla quale in realtà pubblicò poco, ma con un inizio promettente, nel 1977, con il saggio “La Pinacoteca di Palazzo Attems”. Nel 2004, firmò la presentazione al volume di Lidia Da Lio, Tra scritto e figurato. Le lettere di Gino de Finetti a Guglielmo Coronini e a Gilberta Serlupi Crescenzi, numero 10 della “Biblioteca di Studi goriziani”.
Devo a lei l’idea di fondare e di condividere la direzione della collana “Le collezioni della Fondazione Palazzo Coronini Cronberg di Gorizia”, tecnicamente edita da Allemandi, nella quale uscirono dieci volumi dal 2000 al 2011, in un periodo in cui la Fondazione non disponeva di un autonomo spazio espositivo e quindi l’unico modo per far conoscere il proprio patrimonio era quello di pubblicare annualmente il catalogo di una parte delle proprie pregiate collezioni. Dei volumi usciti, cito – per brevità e per mia diretta competenza – i due, Testo e Atlante, editi nel 2004 e nel 2006 riguardanti gli incunaboli e le cinquecentine della Fondazione, a cura rispettivamente di Arianna Grossi e di Simone Volpato. La forzata e inusuale divisione in due volumi ha portato qualche aspetto positivo, dato che la ‘resistenza’ dei cataloghi librari si misura non da subito ma nello scorrere del tempo (per esempio la presenza di volumi con il timbro del Convento della Castagnavizza, che poi ho riscontrato anche su libri ottocenteschi e alla luce dell’esplorazione di quella biblioteca ora oltre confine da me effettuata in questi ultimi anni, consente di mettere in luce scambi e modalità di lettura che altrimenti resterebbero inconosciuti). Mi auguro che la pubblicazione degli atti della giornata comprenda anche la bibliografia completa di Maddalena Malni, compresi testi ritenuti minimi, cioè segnalazioni, recensioni, prefazioni, interviste e pure la direzione di questa collana, la cui responsabilità autoriale non è stata considerata – per esempio – dal catalogo del Servizio bibliotecario nazionale (Sbn), che registra, con imprecisioni, solo 44 schede a suo nome.
La ringrazio, oggi, per aver sostenuto con l’acquisto di numerose copie la pubblicazione dell’impegnativa opera sui Cobenzl, curata da Federico Vidic e Alessio Stasi, dove compare un suo saggio dedicato a Francesco Caucig (sul quale aveva già scritto proprio su “Studi goriziani” nel 1978 e, quasi a chiudere un cerchio, nel 2023), edita in due volumi a Roma da Lithos nel 2022, a conclusione di una intricata vicenda che non mi pare il caso di rammentare in questa sede (e che in qualche modo fa il paio con le sciocche difficoltà burocratiche sorte per il citato catalogo degli incunaboli e delle cinquecentine).
Ma ora che ci penso e che rivedo la sua figura scattante e sorridente, il filo che mi univa a lei, era il ricordo di aver studiato, seppur in anni differenti, nel medesimo Istituto di storia dell’arte dell’Università di Trieste, quando si trovava nell’austero palazzo di via dell’Università, diretto da Decio Gioseffi, relatore della tesi di Maddalena, con i professori che allora mi parevano inavvicinabili, Sergio Tavano – che ha tratteggiato la figura di Maddalena nella giornata di studi – Fulvia Sforza Vattovani, Franco Firmiani (con il quale mi laureai), Nicoletta Zanni e altri.
Maddalena, nata a Gorizia il 9 luglio 1945, è mancata il 13 aprile 2023. Si è dedicata con una passione trascinante all’insegnamento e alla ricerca in ambito storico artistico indagando particolarmente i patrimoni della Fondazione Coronini e dei Musei provinciali; l’ultima pubblicazione che ha curato, con Vladimiro Adriano Chirri, è stata la guida alle chiese di Gorizia. Fra le cariche ricoperte, la presidenza per molti anni della sezione goriziana di Italia Nostra, istituzione che ha fatto rivivere, e la conseguente pubblicazione di agili cataloghi su vicende della storia artistica goriziana. Per un profilo bio-bibliografico aggiornato rinvio al sito https://www.coronini.it/wp-content/uploads/2015/11/curriculum-Malni.pdf