1° edizione il Letargo degli orsi a Sarajevo di Matteo Femia

Una raccolta di racconti brevi e meno brevi dall’intersecazione innovativa e molto interessante. Ogni novella sembra essere parte di un insieme romanzesco che rincorre la storia e oltrepassa i tempi. “Il letargo degli orsi a Sarajevo” parla di pluralità, mescolanze e migrazioni. Tutti fattori che hanno sempre contraddistinto territori in costante movimento: proprio come quelli descritti in queste pagine, dove nove storie di genti vissute tra confini veri e presunti vengono romanzate lungo tutto il corso del Novecento, attraverso quella linea sottile che unisce Friuli Venezia Giulia, Slovenia, Croazia e Bosnia. Frontiere in cui lingue e culture differenti da sempre convivono con armonia e con tenacia, o invero con difficoltà e sofferenze, avvolte da una natura irrequieta proprio come i popoli che l’abitano.

Matteo Femia, nato a Cormons (Gorizia), dove tuttora vive ha lavorato come giornalista pubblicista per varie testate e ora a Telefriuli. Recentemente ha pubblicato, sempre per lo stesso editore, il libroUn soffio di vento a Buenos Aires. L’epopea di una famiglia tra Friuli, Balcani e Argentina


2° edizione  La sopravvissuta di Irma Hibert      La cicala di Belgrado di Marina Lalovic

Irma “La sopravvissuta”, nasce nel 1980 a Sarajevo, città che lascia nel luglio 1995 quando fugge a Trieste da sola, a pochi mesi dalla fine della guerra e dagli accordi di pace di Dayton. Una ragazzina che vede esplodere il proprio mondo, fatto di sicurezze e abitudini e sogni, e si trova catapultata all’improvviso in un quotidiano in cui anche le azioni più comuni e banali diventano difficili e pericolose, con l’aggravante di non riuscire a capire le ragioni di quell’esplosione. Un quotidiano in cui le relazioni familiari e interpersonali in generale si modificano, si congelano e sembrano non rasserenarsi nemmeno dopo la fine del conflitto, a causa di un non ritorno alle proprie radici.

Irma Hibert  è nata a Sarajevo nel 1980. Si trasferisce a Trieste durante la guerra civile in Bosnia. Laureata in lingue e letterature straniere, termina il suo percorso professionale con un master in Cultural Management e infine con un Dottorato di ricerca che riguarda la letteratura spagnola moderna e contemporanea presso l’Università di Ljubljana. Ha lavorato come traduttrice, insegnato presso l’Università di Trieste, ha pubblicato diversi articoli letterari e ha collaborato a numerosi progetti di carattere culturale. La sopravvissuta, il suo primo libro, ha vinto due premi letterari: il premio narrativa “Roberto Visintin” di Sagrado, all’interno della rassegna Il Libro delle 18.03, e il premio opera prima “Franco Loi” dell’associazione Pellasgo 968 a Grottammare.

Marina Lalovic è una giornalista serba nata a Belgrado nell’ex Jugoslavia.Nel 2000 si trasferisce in Italia dove si laurea presso l’Università “La Sapienza” in Editoria e Giornalismo. Ha lavorato come redattrice TV del Babzine, il Magazine settimanale di Babel TV, canale 141 di Sky, dedicato alle questioni dell’immigrazione in Italia. Era corrispondente da Roma per quotidiano serbo “Politika” come anche per la radio-televisione serba, B92. Attualmente fa parte della redazione esteri di Rainews 24 e collabora con Radio3Mondo, Radio Rai 3, dove conduce la rassegna della stampa estera e gli approfondimenti del programma.


3° edizione  La Germania sì che ha fatto i conti con il nazismo di Tommaso Speccher

L’Italia ha un problema aperto con la propria storia, dal fascismo agli anni ʼ70. La Germania ci appare diversa, capace di affrontare l’orrore del proprio passato nazista. Ma è davvero così? Oppure anche per i tedeschi la battaglia per la memoria è una battaglia, di giustizia e civiltà, per nulla scontata e sempre sotto attacco?

Tommaso Speccher: Dottore di ricerca in filosofia contemporanea alla Freie Universität di Berlino, si occupa dal 2008 di divulgazione storica, culturale e politica come responsabile di alcuni memoriali e musei berlinesi. È autore di monografie in lingua tedesca sui temi della memoria e del ventesimo secolo. L’ultima pubblicazione è “La Germania sì che ha fatto i conti con il nazismo”, edito da Laterza.

4° edizione  “Nanda e io” do Enrico Rotelli

A Enrico Rotelli il Premio Roberto Visintin, quarta edizione: le motivazioni delle Commissione che ha valutato i lavori pervenuti all’Associazione culturale Apertamente che organizza il Premio assieme alla Fondazione che porta il nome di Roberto. Segnalazione per il lavoro del goriziano P.L. Settomini, Il segreto di Nicoletta, nel quadro della valorizzazione delle istanze locali.La consegna del Premio a Rotelli avverrà il 4 maggio, a Sagrado, nell’ambito della rassegna letteraria Il libro delle 18.03.“ Enrico Rotelli con ‘Nanda e io’ (editore La nave di Teseo) ha raccontato con vivacità, passione e stile gli anni trascorsi come assistente di Fernanda Pivano. Oltre all’indubbio valore diaristico riguardo alla figura della Pivano, il racconto si segnala anche per un percorso molto personale di conoscenza della cultura americana/statunitense. Lettura avvincente e scorrevole, con tratti scherzosi e ironici, che restituiscono a pieno l’originale rapporto umano stabilito tra il giovane Rotelli e l’anziana Pivano, vero monumento della letteratura italiana e americana insieme.“Nanda e io” può essere definito un romanzo di formazione capace di intrecciare sapientemente il genere della biografia con quello dell’autobiografia. L’autore conserva lo stupore di un giovane di provincia alle prese con una storia più grande di sé che gestisce e rimaneggia con grazia, sincerità e rispetto. Enrico Rotelli si addentra così anche nello spirito di un’epoca, restituendo spiragli di altre decadi con una scrittura agile, sicura e allo stesso comunicativa ed efficace.La commissione non ha avuto quindi alcun dubbio a scegliere, fin da subito, il nome di Rotelli come vincitore di quest’anno. Tuttavia, nel quadro della valorizzazione delle istanze locali, segnala il romanzo di P. L. Settomini, Il segreto di Nicoletta, che pur con carenze di cura editoriale, affronta con una certa originalità la storia di Gorizia nel primo Novecento “.Marco Menato – Mario Brandolin – Emanuela Masseria

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