di Cosimo Risi del 1/7/2022
Il Mediterraneo è mare di traffici. Gli armatori amano il gigantismo navale, in un mare piccolo è un rischio costante di disastri. La compagnia danese Moller – Maersk arma 4,1 milioni TEU (Twenty Feet Equivalent Unit), la italo-svizzera MSC 3,8 milioni TEU, la cinese (Repubblica Popolare) COSCO 3,1 TEU, la cinese (Taiwan) Yang Ming 616.000 TEU.
Nel 2021 la portacontainer gigante Ever Given s’incagliò nel Canale di Suez, il mondo restò con il fiato sospeso per giorni. Il naviglio in attesa all’imbocco rimase bloccato con lo spauracchio della fame e delle malattie a bordo. Troppo lontani erano i porti dove riparare nell’attesa, impossibile rifornire le navi con i lanci aerei.
Il gigantismo riguarda il traffico merci e di passeggeri. Le navi da crociera toccano i nostri porti, è turismo fresco in arrivo, si trascura l’impatto che quei grattacieli mobili hanno sui nostri ecosistemi e sulle capacità di accoglienza. Solo ora Venezia ha deciso di liberare la Giudecca dai mostri.
Il Mediterraneo non è il luogo del pacifico confronto fra le culture. Le religioni del Libro riscoprono la pace dopo aver alimentato secoli di battaglie. Molti loro seguaci sono ancora sintonizzati sui vecchi messaggi. Il varco fra fedeli e infedeli, le parole come Califfato e jihad, nell’accezione più cruda di guerra santa, restano in auge.
DAESH – ISIS è stato sconfitto sul terreno da una alleanza eterogenea, accanto combattevano con finalità diverse Russia e Stati Uniti, riprende l’azione diffondendosi su un territorio più vasto di quello conquistato fra Iraq e Siria. E’ attivo nell’Africa centrale e in Somalia, si camuffa sotto le sigle locali aventi il bersaglio comune nella civiltà occidentale. O quella che enfaticamente chiamiamo liberal-democrazia.
Nel conflitto fra Russia e Ucraina alcuni leggono in filigrana quello fra liberal-democrazia e autocrazia. Lo scontro sul campo si sposta sul terreno delle idee. Dopo la Guerra Fredda, l’Occidente dichiarò la vittoria della visione di un mondo tendenzialmente unipolare, nel segno dei diritti politici e delle libertà economiche.
Nel 2022, sulla scorta della guerra, l’Oriente (Russia e Cina e non solo) contrappone la dottrina del nuovo multipolarismo, che si dichiara indifferente a quei temi da riservare alla sfera domestica degli stati. Qualsiasi critica sarebbe un’ingerenza negli affari interni. La battaglia è in corso, l’esito non è scontato.
Il Mediterraneo è affollato quanto le autostrade dell’esodo estivo. Dalle imbarcazioni da diporto e dalle flotte militari. La Russia nasconde la sua sott’acqua e la esibisce in superficie al largo della Puglia, a dimostrare che il Mediterraneo non è la riserva della Sesta Flotta USA. Il Mare già nostro è aperto a qualsiasi bandiera.
La ricerca dello sbocco sul mare caldo è una costante dell’URSS e della Russia. La base navale di Tartous in Siria, l’appoggio ai ribelli di Cirenaica in Libia da dove si governano il traffico dei migranti e le forniture di idrocarburi, il controverso rapporto con l’Egitto: sono i tentativi, alcuni riusciti, di trovare quello sbocco.
Il Mediterraneo è il teatro del più lungo conflitto del XX secolo: quello fra Israele e Palestina. Scoppiato nel 1948 con la costituzione dello Stato d’Israele, continua con una serie di alti e bassi. Un processo di stabilizzazione è in corso. Prima fu la pace con l’Egitto (Settanta del XX secolo), poi con la Giordania (Novanta). Il reciproco riconoscimento con l’Autorità Palestinese, che avrebbe dovuto dare vita alla formula due popoli – due stati, è di là dal trovare attuazione.
Lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua (1936 – 2022) afferma il principio che i sionisti, specie quelli nati in Israele, sono mediorientali a pieno titolo, al pari dei coinquilini arabi. In un condominio vige l’obbligo della convivenza in alternativa al conflitto. Ma come e quando? Due stati o uno stato bi-nazionale?
Fernand Braudel è lo storico francese cui si devono le pagine più alte sul punto: “Cos’è il Mediterraneo? Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre. Il mare offre sul proprio passato la più sbalorditiva e illuminante delle testimonianze” (Il Mediterraneo: lo spazio, la storia, gli uomini, le tradizioni, Milano, 2017).
Da Paestum ad Amalfi, dagli Elleni agli Arabi, il nostro Mediterraneo prossimo accatasta memorie e civiltà. Cerchiamo di esserne degni.