Egregio signor Sindaco del Comune di Gorizia, Dott. Rodolfo Ziberna
ho letto sulla stampa locale e sui quotidiani online il resoconto del dibattito, in consiglio comunale, sulla mozione che alcuni consiglieri hanno presentato, chiedendo la revoca della cittadinanza onoraria al duce del fascismo Benito Mussolini, concessa nel 1924.
Concordo con lei: si tratta di vicende che fanno parte della storia, nel caso specifico di quella di Gorizia, e come tale vanno ricordate.
Ritengo però che se ricordare è corretto e doveroso, lo è altrettanto non sentirsi onorati da fatti e persone che hanno significato dittatura, cancellazione della libertà, razzismo, privazione della propria lingua e della propria cultura, morte e distruzione.
Gorizia e Nova Gorica si apprestano a diventare Capitale europea della cultura: una candidatura ottenuta nonostante altri concorrenti molto forti e alla cui riuscita ha sicuramente contribuito la volontà delle due popolazioni di abbattere i muri e promuovere la convivenza. Si è trattato del compimento degli sforzi di tanti decenni, fatti anche da circoli, associazioni, singole persone, di qua e di là del confine, per costruire relazioni, ponti culturali e linguistici, amicizie personali molto solide e collaborazioni fruttuose.
In questo contesto, non voler accogliere un atto coraggioso, veramente “storico”, come quello richiesto da alcuni consiglieri del Comune di Gorizia, di togliere la cittadinanza onoraria al capo del fascismo e principale alleato del nazismo, significa, anche, da una parte non voler di fatto riconoscere il tanto male prodotto dal fascismo e l’eredità tragica lasciata, e dall’altra liquidare il tanto di buono realizzato in queste terre per ricostruire fiducia e collaborazione tra le genti. Sarebbe come negare ai nostri vicini che quanto affermato da Mussolini a Pola, il 22 settembre del 1920, sia stato senza conseguenze: «Di fronte ad una razza come la slava, inferiore e barbara non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone io credo che si possano più facilmente sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani».
Invece le conseguenze ci sono state e segnano ancora il ricordo di tanti goriziani: la brutale politica di snazionalizzazione, la negazione perfino di ascoltare la messa nella propria lingua, l’olio di ricino a chi continuava a parlare la propria lingua madre, gli sputi in bocca ai bambini che parlavano in sloveno, i numeri del tribunale speciale dove la percentuale di condannati sloveni di queste parti è allucinante, fino ad arrivare all’occupazione della Slovenia, con le esecuzioni sommarie, le deportazioni e gli incendi, al punto che il nome con il quale gli italiani erano conosciuti nella valle del Vipacco era Italijanski palikuci (italiani brucia case).
Non possiamo neanche dimenticare, mentre si avvicina il 27 gennaio, data nella quale si commemora la Shoah, le leggi razziali-razziste pronunciate nel settembre del 1938 proprio a Trieste e Gorizia con le quali il fascismo e il suo duce hanno prima escluso dalla vita civile migliaia di cittadini italiani ebrei, poi li hanno condannati ai campi di sterminio.
Egregio signor Sindaco, sono tutte cose che lei conosce benissimo e sono certo anche che, in cuor suo, condivida molte delle mie considerazioni.
Gorizia, questa capitale europea della cultura, non merita di essere annoverata fra quei comuni che ancora riportano il Duce del fascismo fra i cittadini onorari, ne ha, invece, molti altri che meriterebbero quel riconoscimento. Non si preoccupi di cancellare il passato, nessuno lo può fare. Rimuovendo il nome di Mussolini dall’albo delle cittadinanze onorarie non si annulla affatto la storia, ma con un nuovo atto altrettanto storico si offre a essa una nuova e più giusta comprensione e interpretazione.
Un saluto molto cordiale
Paolo Polli