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Il dossier Gerusalemme – prima parte.

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di Cosimo Risi del 1/3/2023

1.         Federico II, stupor mundi, stupì per essere stato scomunicato da due Pontefici in quanto sospetto di eresia, miscredenza, sincretismo culturale, in definitiva disubbidienza ai dettami papali. Eppure fu il solo Imperatore della cristianità ad effettuare una crociata diplomatica, un ossimoro, e conquistare i Luoghi Santi con le trattative, senza spargere sangue né dissipare una fortuna.

Il condominio fra Pontificato e Impero era già difficile al momento in cui, ai primi del  secolo XIII, l’Impero germanico cercava di affrancarsi da Roma. Il dissidio fra Federico e Gregorio IX nacque attorno alla potestà di legiferare. Ambedue i Sovrani pretendevano il primato, l’Imperatore in quanto investito direttamente da Dio, il Pontefice in quanto Cristo in terra. Il dissidio si esacerbò attorno al caso di Gerusalemme. La Città Santa andava riconquistata alla cristianità dopo che la quinta Crociata era stata sconfitta da Saladino, Salah al-Din, il Sultano musulmano che la storiografia recente riabilita come tollerante e illuminato ma che le cronache coeve descrivevano come implacabile persecutore dei Cristiani.

Di qui l’esigenza per il Pontefice di riprenderne il controllo  per il tramite del braccio armato secolare. La sesta crociata era la missione di Federico II, che però tergiversava per motivi di politica interna. Il suo prediletto Regno di Sicilia era percorso da turbolenze, il dominio sulla Germania era precario, quello sull’Italia settentrionale contestato dalla Lega Lombarda. La storia della sesta crociata di Federico è la storia di un negoziato diplomatico.

2.         Federico è alieno da una concezione meramente conflittuale dei rapporti fra popoli e fra stati. Si narra della sua gioventù spensierata a Palermo, dove vaga fra i vari quartieri e i vari ambienti, in cerca di nuove lingue e nuovi stili di vita. Nel suo girovagare apprende i rudimenti della lingua araba, poi perfezionata con lo studio presso i Maestri. Frequenta  esponenti dell’ebraismo, in quell’amalgama sociale e religioso della Sicilia del tempo.

Non a caso il titolo cui tiene maggiormente è di Re di Sicilia, per quanto anche nell’isola il suo dominio sia contrastato dal Papa. Quando Federico si allontana per partecipare finalmente alla Crociata, “le truppe con le chiavi”, il simbolo papale, cercano di penetrare nel Regno per sottrarlo al controllo imperiale. La Sicilia e la Puglia sono le porte d’Oriente: Palermo per i profili culturali e multietnici, Brindisi  per i traffici di merci e persone. Per non dire di Lucera, una enclave musulmana nel cuore di Puglia.

            Giunge perciò chiarificatore l’editto papale che impone certi segni esteriori nell’abbigliamento e nell’aspetto ai membri delle tre collettività: bisogna evitare che i cristiani cadano nell’equivoco di trattare da pari chi pari non è. O peggio: che uomini o donne della cristianità si uniscano con donne e uomini di altre religioni. La contaminazione culturale e personale, il feticcio della nostra epoca, è da bandire per profilassi sociale. Il sincretismo filosofico è una sorta di eresia. Di eresia è tacciato Federico dagli interpreti zelanti del pensiero papale. Eretico perché sincretico e, in definitiva, troppo indipendente per essere un vero  cristiano al servizio di chi rappresenta Cristo in Terra.   

I peccati imputati a Federico oggi sarebbero portati a modello di lungimiranza. Federico innova il modo di vedere i rapporti fra le comunità, a Corte si vale indistintamente di collaboratori delle tre religioni, ciascuno per il proprio campo di specializzazione. Dialoga con i sapienti arabi  per approfondire la conoscenza della lingua e  porre quesiti esistenziali. Fitto è il suo carteggio con loro, alcuni dei quali neanche gli rispondono, non ne apprezzano la preparazione di base o ne disconoscono l’autorità.

            Il metodo diplomatico non è la prova dell’austerità del Sovrano svevo da contrapporre alla generosità del Sovrano romano. E’ l’esigenza di raggiungere lo scopo, in questo caso la sacra missione di riaprire l’accesso ai Luoghi Santi,  senza spargere sangue né dissipare denaro. La missione è di per sé costosa, bisogna pagare gli armigeri con il soldo e  la promessa dei saccheggi, inutile appesantirla con le perdite di uomini e mezzi.

Le galee nel Porto di Brindisi sono insufficienti a trasportare tutti i convenuti, sono arrivati da ogni dove per partecipare all’atteso bottino, qualcuno resterà a terra. Ci pensa la pestilenza di agosto a decimarli. Lo stesso Federico si ammala ed è costretto alla lunga convalescenza a Pozzuoli. Il clima mite della Campania  è il toccasana per chi soffra il caldo torrido e pestifero della costa pugliese. 

3.         Rimasto vedovo di Costanza d’Aragona nel 1222, Federico  sposa Isabella di Brienne, Regina di Gerusalemme.  Isabella, o Iolanda come nelle cronache occidentali, è nata nel 1212 ad Acri (Akko, Israele) da Giovanni di Brienne e Maria del Monferrato, Regina di Gerusalemme e titolare della Corona. Il padre Giovanni è il reggente. Ermanno di Salza, gran maestro dei cavalieri teutonici e amico di lunga data di Federico, conduce le trattative matrimoniali, il pacchetto contempla la promessa a Giovanni che continuerà a reggere il Regno.

            Fervono i preparativi per trasferire la promessa sposa in Italia. Enrico di Malta, comandante della flotta imperiale, allestisce a Brindisi un gran numero di galee per scortare la Regina, avendo quella raggiunto l’età matrimoniale. In realtà il matrimonio si celebra per procura ad Acri.   Federico non si sente vincolato al patto concluso da Ermanno di Salza ed assume direttamente la reggenza di Gerusalemme. Il che inasprisce i rapporti con il suocero Giovanni di Brienne.

Il Pontefice gli rammenta che a Ferentino, nel 1223, promise che sarebbe partito nel 1225. Predicatori girano per l’Europa a chiamare a raccolta i nobili perché partecipino alla missione con cavalieri, armigeri, denari. Federico annuncia al Papa di avere a supporto migliaia di fanti, centinaia di cavalieri e navi, un adeguato equipaggiamento per affrontare il lungo viaggio. Di fatto si trova quasi solo ad affrontare le ingenti spese e proprio mentre tenta di riorganizzare i domini imperiali, messi in discussione prima in Germania e ora nell’Italia settentrionale. La Lega Lombarda intende mantenere una larga autonomia a scapito del potere imperiale.

Invia il fido Ermanno dal Papa per comunicargli che ha bisogno di tempo: la promessa resta valida, va attuata a tempo debito. S’impegna a combattere contro i musulmani usurpatori dei Luoghi Santi, allo scopo metterà insieme un’invincibile armata. A garanzia deposita centomila once d’oro nelle mani di Ermanno, di Giovanni e del Patriarca di Gerusalemme. La somma gli sarà restituita al suo arrivo ad Acri per sostenere lo sforzo bellico.  Fissa la partenza nell’agosto 1227: non ha più scusanti né clausole di salvaguardia, avendo egli stesso preannunciato la sanzione in caso di disimpegno. Estende al Regno di Sicilia l’obbligo ad adempiere:  qualora “ci dovesse capitare alcunché connesso con la nostra condizione umana”.

            La scomunica viene fatalmente comminata a causa dell’ennesima falsa partenza. Federico  è preso dalle campagne di terra in Romagna. Ha un motivo di potere per aggirare l’impegno. Il nuovo Pontefice Gregorio IX conferma la politica del predecessore Onorio ed assegna nuova stringente priorità alla crociata. Nell’estate 1227 Federico è pronto a partire. Interviene il fattore umano di cui egli ha dato conto nella promessa: la pestilenza a Brindisi sfoltisce i ranghi delle truppe. Federico si ammala, su prescrizione dei medici si ritira a Pozzuoli.        

Gregorio è intransigente, sospetta che la malattia sia una manovra diversiva: “Per la qual cosa, il papa, nel penultimo giorno del mese di settembre, nel giorno dedicato alla festa dell’arcangelo, senza cognizione di causa dichiara che l’imperatore era stato colpito dalla sentenza di scomunica decisa a San Germano”. Questa la ricostruzione dei fatti offerta dal coevo cronista Riccardo di San Germano per rilevare che la scomunica è atto di eccezionale gravità,  mette al bando lo scomunicato dalla comunità cristiana.

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