di Andrea Bellavite del 28/4/2022
A volte basta uscire di casa per scoprire luoghi traboccanti di storia e di cultura. E’ ciò che hanno constatato i partecipanti a una delle due uscite previste dall’edizione di primavera della fortunata rassegna “Il libro delle 18.03”.
La meta? Vipava, il paese sloveno situato proprio sulle numerose sorgenti carsiche dell’omonimo fiume, che in italiano è conosciuto come Vipacco, mentre i latini lo chiamavano Frigidum. E’ una specie di piccola Venezia, con tanti ponti e con grandi palazzi nobiliari.
Il gruppo ha potuto essere introdotto ai segreti delle acque e dei manufatti da un accompagnatore d’eccezione Gorazd Humar, ingegnere esperto proprio di ponti antichi e moderni. La prima tappa, a qualche chilometro dal centro, ha permesso di incontrare il “ponte di Napoleone”, bellissima opera costruita dai francesi all’inizio dll’800 per consentire il trasporto verso il porto di Trieste del mercurio ricavato dalle miniere di Idria. E’ stato realizzato in pietra per reggere il carico dei numerosi carri e dei cavalli, un’impresa che sicuramente Napoleone non ha visto con i suoi occhi, ma dalla quale ha ricavato molte ricchezze, finite nelle sue casse personali e utilizzate per scopi lontani da quelli previsti per uno statista.
A Vipava si sono aperti molti capitoli, ricchi di interesse e conditi dalla bellezza dei paesaggi. Il ponte sull’antica strada principale è il secondo più vecchio della Slovenia ed è ancora visibile una lapide con le indicazioni dele miglia restanti per andare verso Lubiana o per raggiungere la più vicina stazione di posta di Černiče. La passerella Lantieri unisce l’omonimo palazzo, oggi sede dell’Università di Nova Gorica, è un piccolo capolavoro di ingegneria e di arte, edificata con pietre particolarmente impermeabli per evitare l’inevitabile deterioramento dovuto alla grande umidità della zona. Non poteva mancare uno sguardo alle rocce dalle quali scaturisce il fiume, che raccoglie le acque nascoste nel gruppo montuoso del Monte Nanos, a un passo dallo spartiacque tra i bacini dell’Isonzo e del Danubio.
Gorazd Humar è anche l’attuale presidente del TIGR, un’associazione che mantiene viva la memoria degli antifascisti che a partire dagli anni ’20 del XX secolo hanno durament combattuto contro la sistematica deprivazione dei diritti degli sloveni del Goriziano e dell’intera regione Primorska. La sua competenza ha permesso di scoprire l’originale scultura dedicata ai combattenti per la libertà, collocata nella piazza di Vipava, una pregevole opera del famoso architetto di Lubiana Jože Plečnik che unisce i valori della memoria civile a quelli della pietas religiosa. Anche nel cimitero una tomba ha attirato l’attenzione di tutti, quella di Drago Bajc, membro del TIGR morto nel 1928 e protagonista di un’ccanita difesa della lingua e della cultura slovena nei primi anni dell’occupazione fascista. Una lunga colonna, sufficiente per aggirare il divieto e scrivere il nome – leggibile ma non visibile – in lingua slovena, è sormontata da un volto rivolto verso il cielo, simbolo di libertà e di apertura verso l’infinito.
Sempre nel cimitero di Vipava, c’è un’altra sorpresa. Ci sono due sarcofagi egizi, provenienti dai dintorni della piramide di Chefren a Giza. Sono stati portati, con grande dispendio di energie, da Anton Lavrin, personaggio straordinario vissuto fra il 1789 e il 1869 tra varie capitali europee e Alessandria d’Egitto. I sarcofagi in granito, risalenti a circa 3500 anni a.C., avrebbero dovuto »ospitare« ad imperitura memoria il suo corpo e quello della moglie. In realtà, paradosso della storia, Lavrin morì a Milano e la sua tomba è rimasta finora sconosciuta.
Un’ultima suggestione, tra le mille di Vipava, è la storia in bilico tra storia e leggenda della »battaglia del Frigido«. Correva l’anno 394, all’inizio di settembre. Gli eserciti di Teodosio e di Eugenio si scontrano tra Vipava e Ajodvščina. Vince clamorosamente Teodosio, aiutato dal soffio di una bora impetuosa che raddoppia la velocità dei dardi lanciati dai propri soldati e respinge indietro quelli dei nemici. Diventa imperatore di un Impero Romano di nuovo unito e applica il dettato del Concilio di Tessalonica (380) all’intero territorio, definendo il cristianesimo unica religione ufficiale. Si tratta di uno dei più importanti eventi dell’intera storia europea, alcuni fanno risalire a questa data l’inizio del medioevo cristiano.
Per la maggior parte dei presenti, la conoscenza di Vipava e dei suoi ponti è stata una piacevole e suggestiva sorpresa, un tassello in più nella conoscenza di quel territorio goriziano “senza confini” che dovrebbe ritrovare con convinzione e decisione la sua essenziale unità nella valorizzazione della diversità linguistica e culturale. E’ uno degli obiettivi anche delle “uscite” previste nelle rassegne stagionali del “Libro delle 18.03”, sostenere il cammino verso l’anno 2025, quando non solo Nova Gorica e Gorizia, ma l’intera zona circostante, saranno Capitale europea della Cultura.