apertamente_logoapertamente_logoapertamente_logoapertamente_logo
  • Home
  • Statuto
  • Persone
  • Attività
  • Documenti
  • Contatti

La coesione sociale (possibili modelli)

Categories
  • Mondo
Tags

di Davide Strukelj del 26/5/2021

Monfalcone è una realtà nella quale etnie e culture differenti si trovano a convivere. Va precisato che questa peculiarità viene spesso interpretata come una novità, ma lo è solo parzialmente perché il fenomeno migratorio guidato dal lavoro, in particolare quello afferente al cantiere navale, ha sempre determinato un flusso demografico in entrata. Negli ultimi cento anni si sono succedute varie fasi migratorie che in precedenza avevano portato a Monfalcone sia connazionali da altre regioni italiane, sia persone provenienti dall‘estero. Negli ultimi anni, in particolare, sono arrivati in città lavoratori e familiari di provenienza europea ed extraeuropea, che hanno fatto di Monfalcone une realtà spiccatamente multietnica e multiculturale.

Una società in cui gruppi demografici specifici raggiungono numerosità significative necessita, da parte dei “gestori” istituzionali, di grandi attenzioni e strategie alle quali far seguire operatività e tattiche basate sulla partecipazione e il coinvolgimento.

Negli ultimi anni, la cosiddetta “integrazione”, assunta da molte parti come un unicum metodologico, ha acquisito un connotato particolare, come dimostrato anche dal tipico intercalare “loro si devono integrare”. Ma pare piuttosto evidente che questo tipo di prospettiva, al netto delle valutazioni sulla eticità della stessa, risulti di assai difficile attuazione, come peraltro già verificato in altre città e paesi italiani e stranieri.

Parallelamente, i modelli di “melting pot”, piuttosto che le strategie della cosiddetta “assimilazione culturale” o il multiculturalismo (nei termini della sola accettazione istituzionale delle diversità) hanno spesso prodotto risultati dissimili da quelli attesi e talvolta sono sfociati in evidenti casi di segregazione e ghettizzazione.

Nello specifico, e da quanto osserviamo oggi, Monfalcone è diventata una società variegata dove etnie diverse si mescolano nella vita quotidiana, ad esempio lavorativa o scolastica, ma continuano a formare comunità specifiche più o meno chiuse e tra loro poco comunicanti. Tale situazione, peraltro abbastanza tipica anche di altre città, si è manifestata nella nostra realtà nel breve volgere di pochi anni determinando fenomeni di disorientamento e talvolta di malcontento, e anche fornendo l’humus per speculazioni di carattere politico e propagandistico.

Uno dei modelli di maggiore successo in situazioni demografiche di tale fatta, consiste nella proposta di una società culturalmente plurale, nella quale le diversità comunicano tra loro in modo aperto in un clima di rispetto e confronto, pur nel mantenimento delle specificità e unicità di ciascuno, e cercando attivamente nella diversità un substrato di crescita e miglioramento. Il raggiungimento di una qualità di vita condivisa e di una progressiva integrazione (quella vera) può venire promosso da un sistema di intersezioni tra le comunità, mediato da una convivenza ricca di interscambi. Questo tipo di strategia, nota da decenni, risulta molto più praticabile e portatrice di risultati concreti e verificabili (cfr. i vari metodi basati sui cosiddetti “Cross-cutting Cleavage” – AA.VV. e la “Intergroup Contact Hypothesis” – già da G. Allport, e successivi, fino a G. Sartori “Pluralismo, multiculturalismo e estranei”, “Elementi di teoria politica”, e molte altre pubblicazioni).

Dal punto di vista operativo, è noto che tale tipo di dinamica non può prescindere dall’azione coordinata dei corpi intermedi (culturali, sportivi, associativi, etc.) e del sistema scolastico, in particolare quello che fa riferimento alla scuola dell’infanzia e alla scuola primaria.

In sintesi, è inutile sperare che gli “altri” diventino come i “noi”; è invece auspicabile che le comunità mantengano i loro caratteri distintivi, ma sviluppino un comune standard di convivenza fondato sulle norme e sui livelli di base (istruzione, sanità, beni pubblici, sistema delle regole comuni, etc.), e soprattutto che i membri delle diverse comunità, a partire dai giovani, si uniscano in percorsi comuni, intersecati e vari, come sono la scuola, lo sport, la cultura, il tempo libero, etc., per evitare che caste e sottocaste diventino ambiti chiusi ed ermetici, fonte di segregazione e spesso forieri di problemi e malessere.

Da questa ultima considerazione deriva che l’amministrazione comunale ha il dovere di lavorare sulla proposta educativa, affiancando e supportando il sistema scolastico. Questo non solo soddisfacendo la richiesta locale, ma anche per cercare di renderlo attrattivo sul territorio, proprio per la capacità di proporre un approccio moderno, plurale e aperto, che oggi diviene sempre più essenziale ai fini della formazione delle prossime generazioni, che dovranno essere, necessariamente, molto più “cittadine del mondo” di quanto non lo siano state quelle del passato. Sorprende infatti notare come sempre più spesso si sentano apprezzare le scuole internazionali e le esperienze all’estero dei nostri ragazzi, ma contemporaneamente si consideri la presenza di non “italofoni” (sic) nelle nostre scuole come un vulnus educativo…

Contemporaneamente l’amministrazione comunale deve lavorare intensamente a fianco di tutti i corpi intermedi (terzo settore, società sportive, culturali, sociali, del tempo libero, formative, etc.) promuovendo politiche attive di inclusione e incentivando le strutture che permeano le diverse classi etniche e culturali. In particolare è necessario rivolgere l’attenzione verso le realtà che indirizzano la loro attività verso i più giovani, ma non solo, al fine di costruire suddivisioni intersecate della popolazione e favorire l’interscambio e la conoscenza reciproca.

Ad ulteriore supporto di questa ipotesi, riportiamo quanto previsto dalla Agenda 2030 all’obiettivo 4 (“Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti”) e specificatamente al traguardo 4.7: “Garantire (…)  che tutti i discenti acquisiscano la conoscenza e le competenze necessarie a promuovere lo sviluppo sostenibile, anche tramite un’educazione volta ad uno sviluppo e uno stile di vita sostenibile, ai diritti umani, alla parità di genere, alla promozione di una cultura pacifica e non violenta, alla cittadinanza globale e alla valorizzazione delle diversità culturali e del contributo della cultura allo sviluppo sostenibile”.

Associazione APERTAMENTE - Piazza Cavour 22, 34074 Monfalcone - info@ associazione-apertamente.org