di Diego Moretti del 20/5/2021
In questi ultimi tre anni, il dibattito sulla politica culturale a Gorizia si è concentrato sulla “spogliazione” che la città avrebbe subìto dal passaggio della gestione dei Musei Provinciali e del patrimonio culturale dalla Provincia (soppressa nel 2016) all’Erpac, l’Ente Regionale per la gestione del Patrimonio Culturale che ha sede proprio nel capoluogo isontino. Il centrodestra goriziano, nella furia iconoclasta di cambiare tutto, ha, da subito, proposto alla nuova Amministrazione regionale, uscita dalle elezioni del 2018, che la gestione dei Musei (una particolarità nel territorio regionale, il cui patrimonio è – in virtù di una norma regionale specifica condivisa con il Ministero della Cultura – a proprietà indivisa tra i comuni di Gorizia e Monfalcone) passasse al Comune di Gorizia, per poi chiedere che la Regione chiudesse lo stesso Erpac.
Il 30 aprile scorso, durante la discussione in Consiglio regionale su un emendamento che assegnava 250mila euro al GECT GO per la gestione della Capitale Europea 2025, l’assessore Gibelli ha annunciato che sarà proprio l’Erpac – l’ente costituito con la legge regionale n. 2 del 2016 – a gestire per conto della Regione tutta la partita di Nova Gorica-Gorizia 2025.
L’Erpac, quindi, a dispetto delle volontà dell’amministrazione comunale goriziana, non sarà più chiuso, come annunciato nel 2019: una vittoria di quanti – forze politiche, amministratori locali, associazioni, operatori e cittadini che da subito avevano definito tale scelta sbagliata e illogica.
Trovo giusto però, nel momento in cui l’assessore Gibelli certifica la continuazione di Erpac, ricordare i passaggi salienti e le dichiarazioni stampa dei massimi esponenti di Lega e Forza Italia goriziano e regionale (con l’eccezione dell’assessore Obizzi), ieri ubbidienti, oggi silenti, di fronte all’annuncio che la Giunta regionale fece nel 2019, depositando il 27/9/2019 il disegno di legge n. 66 “Semplifica FVG” (che abrogava l’Erpac), poi misteriosamente ritirato a gennaio 2020:
. 27/9/19 la Giunta regionale licenzia il DDL 66 “Semplifica FVG” che prevede un Capo specifico dedicato alla chiusura e liquidazione dell’Erpac
. 27/9/19 <<Obizzi: L’Erpac non va chiuso. Così la città si impoverisce>>
. 28/9/19 <<Ziberna e Cisint all’unisono “E’ giusto chiudere l’Erpac” – “Ziberna: sono sempre stato contrario a quell’ente che ho sempre definito nulla di più di un carrozzone. La Regione lo chiuderà? Gorizia non può che stappare una bottiglia e festeggiare.” “Cisint: Sono favorevole che si riducano gli enti che non hanno ragione d’esistere…l’ente nacque per contrastare Ettore Romoli, diciamola tutta”>>
. 9/10/19 <<La giunta stacca la spina all’Erpac. Il Pd all’attacco. Gibelli tira dritto>>
. 13/1/20 la Giunta regionale ritira il disegno di legge
. 17/1/20 <<Il requiem di Gibelli per l’Erpac con incognita Musei provinciali – l’assessore regionale conferma: “Competenze e anche proprietà passano all’Ente di decentramento regionale”>>;
. 20/2/20 durante l’audizione in V commissione, richiesta dal gruppo PD proprio sulla chiusura di Erpac, l’assessore Gibelli conferma l’intenzione di chiudere Erpac per “semplificare”;
. 21/2/20 <<Gibelli chiude l’Erpac e rassicura i dipendenti – “L’Erpac sarà abolito. L’assessore Tiziana Gibelli ha confermato ieri nel corso di un’audizione in Consiglio la volontà di sopprimere l’Erpac. L’Erpac verrà cancellato dalla prossima legge di semplificazione calendarizzata ad aprile.”>>
Questa la scansione cronologica della rassegna stampa degli ultimi 18 mesi relativa a Erpac: lo stesso si potrebbe fare rispetto ad un altro tema caro al centrodestra, quello dei Musei Provinciali, dove nulla è cambiato e sul quale è calato – dopo un “bombardamento” mediatico – un altrettanto fragoroso, imbarazzante e, aggiungo, colpevole silenzio.
Cosa dire di questa palese inadeguatezza da parte di chi governa il Comune? La solita presa in giro, i soliti annunci, l’incapacità di avere una progettualità o visione che vada oltre la contingenza del momento.
Da Ziberna e i suoi nessun imbarazzo, mai un “scusate, abbiamo sbagliato”: solo silenzio e rimozione. Una bella faccia tosta, non c’è che dire.