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Per il 2021: un vocabolario del cambiamento

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di Loredana Panariti del 31/12/2020

Pensando all’anno che verrà mi è ritornato alla memoria il giovane gambero che aveva deciso di imparare a camminare in avanti raccontato da Gianni Rodari. “Cominciò a esercitarsi di nascosto e nei primi giorni l’impresa gli costò moltissima fatica: urtava dappertutto, si ammaccava la corazza, si schiacciava le zampette …  Quando fu ben sicuro di sé, si presentò alla sua famiglia e fece una magnifica corsetta in avanti”.

Non è facile cambiare l’ordine delle cose, ma dovremmo seguire l’esempio del giovane gambero e provare non solo a fare, ma anche a pensare diversamente rispetto al passato. So bene che molti di noi si accontenterebbero di un 2021 del tutto normale, ma il fatto è che normale non potrà essere. Ci sono questioni come quella di non essere riusciti a garantire fino in fondo bambini e anziani e di un sistema sanitario che non sempre si è dimostrato all’altezza, nonostante lo straordinario impegno degli operatori, che non possiamo liquidare in fretta mettendo un punto e cambiando riga.

Gli effetti sull’economia e sul mercato del lavoro dei prolungati periodi di chiusura imposti per scongiurare la diffusione del virus hanno già colpito pesantemente molto lavoratori e lavoratrici, specialmente i giovani e le donne precari, persone che avranno bisogno del sostegno delle istituzioni e, in generale, del Paese.

Cambiare paradigma, ragionamenti, prospettiva. Lo affermano tutti, niente potrà essere come prima, è necessario un cambio di passo. Le soluzioni proposte, tuttavia, sono diverse e alcune pure poco convincenti. Bisognerebbe essere semplici e cominciare a dire che l’obiettivo è quello di ridurre le disuguaglianze e che i progetti che saranno finanziati con i fondi europei che hanno il bel nome di Next generation EU, (nome che potrebbe parere anche preoccupante se pensiamo che saranno proprio le generazioni future a pagare i debiti che facciano oggi), devono rispondere a un’unica domanda: “Riducono le disuguaglianze?” Intorno alle risposte affermative vanno costruite le politiche, cercando di consolidare quel senso di fiducia nello Stato che pare essersi rafforzato durante l’anno appena passato. La fiducia è fatta di informazioni corrette, reti solidali e spesa pubblica adeguata. Pubblica, quindi per tutti, a favore di tutti. In questa direzione andrebbe fatta anche una riflessione sulle spese militari.

La posta in gioco è molto alta perché il modello della crescita a tutti i costi ha attecchito in modo pervasivo in tutto il pianeta e, come dimostra la crisi della sinistra, mancano le parole necessarie per immaginare, e quindi costruire, un nuovo modello economico. Se non ci sono le parole, se i nostri pensieri restano colonizzati dall’idea che la disoccupazione sia fisiologica e ci penserà il mercato a rimettere a posto le cose, non saremo in grado di realizzare il nuovo vocabolario che ci serve. C’è da dire anche che le questioni complesse richiedono studio, pazienza e perseveranza e dobbiamo diffidare degli slogan facili e a buon mercato e dell’idea che una buona comunicazione (anche senza sostanza) risolva di per sé i problemi.

Il nostro gambero, per sperimentare il cambiamento, è stato preso per pazzo e cacciato di casa. Così conclude Rodari: Andrà lontano? Farà fortuna? Raddrizzerà tutte le cose storte di questo mondo? Noi non lo sappiamo, perché egli sta ancora marciando con il coraggio e la decisione del primo giorno. Possiamo solo augurargli, di tutto cuore: Buon viaggio! 

Ed è lo stesso augurio che mi faccio e che vi faccio per il 2021. Coraggio, determinazione e volontà. Buon anno!

Associazione APERTAMENTE - Piazza Cavour 22, 34170 Monfalcone - info@ associazione-apertamente.org