Premierato, riforma della giustizia, legge bavaglio, autonomia differenziata, quando la destra fa paura.
di Paolo Polli del 20/2/2024
Art. 1. L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
In un famoso monologo del 2011, Roberto Benigni ricorda che ” Hitler stesso ricevette il potere dal popolo, che lo elesse, perché il popolo tramite la propaganda può trovare qualcuno che lo fa bere e lo ubriaca. Vuol dire che il popolo può impazzire, e questo testo, la Costituzione, è scritto da persone sobrie per andare a rileggerlo quando si ubriacano. Questo è! Il popolo sovrano si fa legare alla Costituzione, dove ci sono dei principi meravigliosi, per non farsi ubriacare. Vi faccio un esempio: Ulisse, quando passa dalle sirene che lo vogliono ghermire, se acconsentisse verrebbe ucciso, allora si fa legare. Eppure è lui il comandante supremo, e come noi, popolo, siamo noi che comandiamo e abbiamo detto alla Costituzione – Legami ! Non mi sciogliere per nessun motivo al mondo, nemmeno se io scalpito. Allora noi siamo legati alla Costituzione, e quando arrivano le sirene, questi che fanno la politica della paura e vanno a toccare le nostre parti più rozze ci vogliono far tornare nel buio della storia. Noi ad un certo punto ubriachi diciamo – siii! Mi piace, slegatemi, su slegatemi! Ma nessuno ci può slegare perché l’abbiamo ordinato noi, quando eravamo sobri, di non essere slegati. La vera democrazia sono questi Principi che il popolo si è dato quando era sobrio, sano, giusto, splendido e bello “.
Piero Calamandrei, nel 1954: “È stato detto che la vera Costituzione è la maggioranza: se la maggioranza non vuol rispettare la Costituzione, vuol dire che la Costituzione non c’è più. Ma proprio per non sentir ripetere questo discorso, che era di moda sotto il fascismo, la Costituzione aveva predisposto al disopra della maggioranza organi indipendenti di garanzia costituzionale, destinati a proteggere la Costituzione contro la stessa maggioranza”.
Aldo Moro , nel suo discorso all’Assemblea costituente del 13 marzo 1947, all’On. Lucifero che chiede una Costituzione afascista, risponde: «Non possiamo in questo senso fare una Costituzione afascista, cioè non possiamo prescindere da quello che è stato nel nostro Paese un movimento storico di importanza grandissima, il quale nella sua negatività ha travolto per anni le coscienze e le istituzioni. Non possiamo dimenticare quello che è stato, perché questa Costituzione oggi emerge da quella resistenza, da quella lotta, da quella negazione, per le quali ci siamo trovati insieme sul fronte della resistenza e della guerra rivoluzionaria ed ora ci troviamo insieme per questo impegno di affermazione dei valori supremi della dignità umana e della vita sociale».
Oggi gli eredi di quella parte politica che allora non avevano partecipato alla formulazione della nostra Costituzione perché sconfitti dall’Italia Democratica, sorta dalla Resistenza, vogliono appropriarsene, modificandola, snaturandola, rendendola priva di quel sistema di pesi e contrappesi necessari fra i poteri esecutivo, legislativo e giudiziario, che sono a garanzia del nostro sistema di libertà.
Vogliono un premier eletto dal popolo svilendo la figura di garanzia che il Presidente della Repubblica esercita, di cui abbiamo bisogno e che, mai come in questi anni, ne abbiamo sperimentato la necessità. Vogliono l’introduzione di un premio di maggioranza al 55% , senza sapere con quale legge elettorale, forzando la rappresentanza politica e territoriale di milioni di cittadini. Vogliono una stampa succube introducendo la legge bavaglio come se non bastassero già tre reti Rai, tutte in mano al governo, e le reti Mediaset in mano alla famiglia Berlusconi, artefici di un evidente regresso comunicativo e culturale.
Vogliono l’autonomia differenziata, un ritorno agli staterelli preunitari, dove chi ha avrà sempre di più e chi non ha avrà sempre di meno: provatevi ad immaginare una sanità differenziata e sempre più privata. Altrochè solidarietà e prima gli italiani. Immaginatevi un sistema scolastico differenziato da una Regione all’altra e avanti ancora così per le altre competenze che l’autonomia differenziata, di Calderoli e Salvini, reclama.
Liliana Segre, più recentemente rispetto agli altri citati in precedenza, sulla Costituzione ha detto: “Se le energie che da decenni vengono spese per cambiare la Costituzione – peraltro con risultati modesti e talora peggiorativi – fossero state, invece, impiegate per attuarla, il nostro sarebbe un Paese più giusto e anche più felice”.
A questo scempio è necessario opporsi prima ancora di quando verremo chiamati alle urne per dire la nostra ma già da oggi, perché si tratta di un’operazione che mette a repentaglio la nostra democrazia e la libertà di ciascuno.